E’ tornato lo zio Mungo: Sono parecchie le cose per cui mi sono piaciuti subito i Downright. All’inizio, appena li avevo visti dal vivo e ascoltato il loro disco, avevo immaginato di conoscerli già… così affini alle mie esperienze musicali… tsunami di riff che trasudano “old school”… l’impatto potente dei brani, veloci e immediati. La botta di compattezza dal vivo e la risposta del pubblico… i testi lucidi e taglienti (e in italiano!) nessuna tentazione alla banalità o alla riproduzione di slogan… il fatto stesso che il loro disco fosse preciso, breve e asciutto… Chissà? mi sarò chiesto, forse, se i Downright potessero rappresentare l‘ideale continuità tra qualche gruppo di oggi e i vecchi gruppi come il Declino o gli Indigesti… congetture da vecchie mummie? Certo che di cose ce ne sarebbero. Prendete il presente. Parecchie affinità e incroci misteriosi continuano ad accomunarci. Ad esempio che il loro disco “La battaglia del silenzio” sia stato prodotto da Tino Paratore (oltre che dal buon Mastello)… Per i non avvezzi a tenere a mente i nomi, ricordo che il buon Tino, dopo aver militato nei C.O.V., e dopo averci suonato assieme nell’ultimo disco degli Indigesti, guarda un po’, è il batterista proprio del gruppo in cui suono tuttora… ovvero gli Uncles.
Per non parlare del fatto che entrambi i gruppi, i Downright e gli Uncles, hanno delle donne alla voce. E Patti, credetemi, è una bravissima cantante. Dal vivo poi è straordinaria, ti inchioda al suono della sua bellissima voce e poi ti sbrana. Sappiate poi che è lei l’autrice dei testi, stupendi, ed è lei che disegna le grafiche delle copertine.
Dunque dicevo,sono parecchie le cose per cui mi piacciono i Downright. Ma se proprio dovessi sceglierne una,quella che poi mi sta più a cuore e che è loro, e solo loro, senza padrini eccellenti né confronti ruffiani… oltre alla musica, all’energia, ai testi… allora, sicuramente, è lo spirito con cui i nostri stanno assieme, con cui vivono assieme.
Era quella roba lì che fantasticavo 25 milioni di anni fa, un modello di vita sobrio e coerente, alternativo al “sistema” (come si chiamava allora) che fosse anche spazio condiviso senza vivere condizionati da scelte troppo “assolute” e da “coerenze politiche” mortificanti.
Allora non era possibile… no, non allora…
Ma oggi, finalmente, questa generazione di punk si è affrancata dall’idea del mondo capovolto, dall’idea di costruire castelli chiusi cintati da muri irti di spunzoni. L’antagonismo non è più uno spazio chiuso, ghetto in cui si resta prigionieri, ma diventa l’orizzonte del mare dove scendere con la tavola da surf. Attenzione però. Non sto raccontando dell’isola felice, dell’isola che non c’è. La loro condivisione, il loro vivere assieme nella casa comune, non è diventato un mondo a parte insensibile o egoista. Anzi. Semplicemente altre necessità, altre prospettive e visioni si sono aggiunte, e non sostituite, a quelle di sempre. Nuove urgenze e componenti non meno politiche delle vecchie scelte. Vegani convinti, indipendenti nella vita e nella testa, artisti dello skate come del disegno, musicisti, viaggiatori, fautori dell’etica e della politica DIY così come militanti politici, delfini nell’oceano del Movimento e… Bon! Ecco.. i Downright… io me li immagino così… vicino al mare sulla costa genovese… con orizzonte il mondo e gli antipodi di questo mondo, con la loro musica, i loro testi, l’energia che sprigionano dal vivo, che riproduce così bene quel mare fracassante eppure avvolgente… e mi piacciono così… perché… cosa cambia tra il buttarsi dagli scogli tra le onde o tra il pubblico dal palco a un concerto dei Downright?
Patty – voce; Marco – Basso; Mauro – chitarra; Pea – batteria
I brani del podcast sono tratti da La battaglia del silenzio:
Il Ricordo Che Brucia Piano – Fatta Apposta Per Me – La Battaglia Del Silenzio – L’Essenza Della Leggerezza – Attimi – Uccidimi O Baciami
due testi per dimostare la grande capacità:
La Battaglia Del Silenzio
L’esagerata reazione ad ogni evento futile turpe – a volte affinita’ mentali non ce ne sono piu’. – Il loro grido non riusciva a farsi udire – questione di distanza – solo questione di distanza
L’Essenza Della Leggerezza
Non c’e’ presente soddisfatto – Dai margini di un gesto. – L’essenza della leggerezza, – Tra specchi e lamine affilate. – Ne’ sguardi ne’ parole – Ad infondere fiducia. – Ma perche’ vivere nello stesso – Mondo e’ cosi’ difficile? – La noia percorre solitaria – Le parallele linee della perseveranza – E dallo specchio l’immagine – Accompagna l’umana indifferenza. – Chi siamo e quanto ci crediamo. – Coesistere anche se vivere nello stesso mondo e’ troppo difficile – Raschiare la superficie di un informe distesa fangosa – Cercando in profondita’ il senso nascosto delle cose.
Il podcast dura 49 minuti.
Achtung: l’audio della registrazione non è il massimo, ma essendo noi punk nel midollo vi dovete adeguare.
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