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Sociologi & Lamette Punk

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SNAPSHOT DA “QUESTO E’ IL MIO SANGUE”

Sociologi & Lamette Punk. Il report da “A-Rivista anarchica”, maggio 1984, numero 119

Il programma era di quelli nutritissimi: filmati, videotape, dibattiti, concerti, tavole-rotonde, ecc.
Dall’1 al 7 aprile, a Milano, le bande spettacolari giovanili (questo il titolo unificante delle diverse iniziative) avrebbero dovuto tenere banco. Il tutto sotto l’egida della Provincia di Milano, Assessorato ai Servizi Sociali, Centro Studi e Ricerche sulla Devianza e l’Emarginazione (in sigla: CSERDE), presieduto dall’assessore comunista Faustino Boioli. Il clou della settimana spettacolare era rappresentato dalla presentazione alla stampa della manifestazione, nella Sala Affreschi del Palazzo della Provincia, nella centrale via Monforte: l’appuntamento era per mercoledì 4 aprile, alle ore 11. «In quest’occasione -era scritto sul programma ufficiale –verranno inoltre illustrati dall’equipe di ricerca i risultati dell’indagine Le bande giovanili: una realtà nella metropoli degli anni ’80».
Come capita anche nelle migliori famiglie, all’ultimo momento spesso si presenta un ospite imprevisto e magari anche indesiderato. E’ successo anche alla Provincia: tra tante autorità, giornalisti, sociologhi, ecc. nella maestosa sala c’erano anche loro, i punk anarchici -cioè uno degli «oggetti» principali della ricerca commissionata dalla Provincia. Un oggetto, però, che aveva deciso di farsi soggetto. Lo scontro, a questo punto, era inevitabile. Da una parte -scriverà all’indomani il Corriere della Sera -dietro cioè il tavolo, Boioli e la sua equipe tentavano di spiegare origini, motivazioni, finalità del loro lavoro. Dall’altra i «punk» tra sghignazzi, sberleffi e insulti rivendicavano il diritto a non essere considerati un fenomeno da baraccone o cavie per sperimentazioni intellettual-sociologiche.
Interrompendo, correggendo, precisando, ecc. i punk anarchici hanno contestato radicalmente l’intera iniziativa: a marcare con maggiore concretezza questo loro rifiuto c’è stato anche un lancio di ortaggi. Ad un certo punto alcuni di loro si sono tagliuzzati il petto e hanno «macchiato» del loro sangue un volantino che iniziava con queste parole: Questo è il mio sangue: analizzatelo! Forse scoprirete quali sono i miei veri bisogni. Questo fatto del sangue ha fatto inorridire alcuni dei presenti e, soprattutto, ha colpito l’immaginazione di alcuni giornalisti presenti, che all’indomani si sono sbizzarriti, dando comunque un certo risalto all’intera contestazione.
Il giorno dopo, al Teatro di Porta Romana, era prevista una tavola-rotonda sempre sul tema delle bande giovanili, con la presenza, oltre che dell’equipe della ricerca, di alcuni intellettuali di grido. Ma a gridare di più (a farsi sentire ma anche a spiegarsi pacatamente) sono stati ancora una volta i punk anarchici, che hanno tra l’altro distrutto la mostra dedicata alla «loro» produzione (fanzine, ecc.).
Di nuovo i punk anarchici in azione sabato sera, per l’ultima tavola-rotonda («saltata» per l’assenza dei relatori: nel frattempo, evidentemente, la voce si era sparsa) e per la prevista proiezione (gratuita, naturalmente) del film «I ragazzi della 56a strada». Film gratis vuol dire molta gente in sala. Ma i punk anarchici hanno trasformato quest’ennesima serata-spettacolo in una serata davvero autogestita di dibattito, di musica, di confronto con la gente -e alla fine hanno decretato la temporanea occupazione del Teatro stesso, fino all’indomani sera. Dopodiché, fine della manifestazione ufficiale della Provincia e fine della contestazione. Grazie al riscontro ottenuto sulla grande stampa ed alle moltissime ore di trasmissione che Radio Popolare ha dedicato (spesso in diretta) alle iniziative dei punk, l’intera vicenda non è passata sotto silenzio.
A noi pare interessante proporre ai lettori di «A»: 1) una parte del confronto/scontro del mercoledì mattina, alla Provincia, tra le autorità da una parte e i punk dall’altra; 2) il testo del volantino che i sociologhi hanno distribuito all’indomani della prima contestazione; 3) gli interventi di due punk al Teatro il giovedì sera; 4) ed infine il testo del volantino redatto dai punk e da altri collettivi all’indomani dell’occupazione del Teatro il sabato sera.
Per quanto riguarda i punti 1 e 3, precisiamo che si tratta della trascrizione pura e semplice (assolutamente non riveduta e corretta) della registrazione effettuata da Laura Maragnani (che qui ringraziamo).
Qualcuno potrebbe storcere il naso per il linguaggio pesante ed a tratti insultante, ma si tenga conto dell’atmosfera concitata e del significato, aldilà dei termini usati, di questa contestazione, che ha voluto sottolineare, tra l’altro, il rifiuto di essere etichettati, analizzati, sezionati, descritti e venduti da parte di chi lavora per quel potere che è alla radice dell’emarginazione, dello sfruttamento ed anche della criminalizzazione di chi poi si vorrebbe «studiare».
E, per quanto riguarda il turpiloquio, è sufficiente leggersi i resoconti di certi dibattiti al Parlamento, quando a volare non sono solo gli insulti… .

« siete voi a fare violenza »

Beccalli (sociologa): …diciamo che si sviluppassero organizzazioni come la vostra

Punx: Come? Come scusa? Come la nostra? E’ pazza, è scema A metà degli anni settanta quando si è formata appunto a Milano e in altre metropoli italiane una nuova cultura giovanile. Erano anni che erano fortemente politicizzati in modo esplicito… Io credo che ci sia della politica anche in ciò che voi fate adesso

Non si chiama politica, la politica è una grossa malattia

Allora la politica aveva delle forme esplicite, dirette. Sono anni che sono stati spesso visti come molto strettamente collegati al movimento del ’77…

Dove l’avete fatto finire il movimento del ’77 con le vostre ricerche? a puttane, a puttane

…Secondo me il movimento del ’77 si sviluppa contiene un arco di esperienza più lunga, che è durata per tutta la metà degli anni 70, e che io credo non vada interpretato come la fine di un decennio di politicizzazione dei giovani iniziata nel ’68. Io penso che non sia semplicemente l’ultimo sussulto del ’68, credo che sia l’inizio di qualche cosa di nuovo. Allora a noi è interessato, a noi gruppo di ricerca, la comparsa di alcuni aspetti nuovi della cultura giovanile, e io adesso li indico qui schematicamente come siamo schematici noi, i ricercatori e gli scienziati sociali.

Ma come quello dice che avete fatto un’indagine sul campo e tu adesso dici che l’avete fatta in maniera schematica! Vi contraddite uno con l’altro, porco dio! Eh no, cazzo (casino)

…l’emergere di alcuni fenomeni nuovi nel mondo giovanile: ecco, il cambiamento dei valori rispetto agli anni precedenti, gli anni della politica esplicita, gli anni del movimento studentesco, del ’68. Ecco, nella seconda metà degli anni ’70 diverse cose sono cambiate, c’è la comparsa di tre novità: l’identità giovanile, l’esperienza giovanile, non si trovava più tanto dentro il mondo della scuola, come è stato durante le lotte negli anni precedenti, ma nella metropoli (risate, applausi)

Eh, ah, oh brava brava, la metropoli! Fischi! Ci han messo così tanto a capirlo? Perché non andate un po’ a vedere dentro il carcere di Voghera come stanno?

Non è il caso che stiamo qui a polemizz… (fischi) Io penso che mentre nella scuola l’antagonista era l’autorità scolastica, mentre nella fabbrica o nei luoghi di lavoro l’antagonista poi è il datore di lavoro, nella città chi è l’antagonista?

Coro: Voooi! Voooi!

L ’interlocutore è quello a cui si rivolgono le domande se le si rivolgono, o se non le si rivolgono a chi interessano? Interessano a quelle parti dello stato che stanno a governare il territorio. Questo è il primo punto importante. Il secondo punto che è emerso in quegli anni e poi negli anni successivi e anche oggi è stato che i gruppi giovanili che conoscevamo (o come partecipanti, o come osservatori negli anni precedenti) erano gruppi che si rivolgevano verso l’esterno, cioè avevano l’idea di cambiare il mondo fuori, erano gruppi d’intervento politico. I gruppi di nuovo tipo, secondo noi (magari qui ci sbagliamo, eh) è che invece sono rivolti verso l’interno, verso il fare delle cose per se, dentro la cultura giovanile, dentro quello che secondo un’espressione dei sociologi che sicuramente vi disgusterà chiamano il gruppo dei pari

Bleah! Ah, eh! Disgusto! Non te lo diciamo, non te lo diciamo se è vero o no. (casino)

E insomma era emerso qualcosa di nuovo che noi per ragioni sia di interesse conoscitivo sia…

Economico! Economico!

…sia sociale volevamo capire

Economico! I soldi

Be’, in parte è anche il nostro lavoro, noi facciamo delle ricerche sociologiche e guadagnamo, devo dire, molto poco

Perché non andate a farle nel supercarcere di Voghera le ricerche sociologiche? Perché non andate nel supercarcere a vedere come sta la gente?

…Noi guadagnamo facendo questo lavoro, che è un lavoro come un altro

Non è vero che è un lavoro come un altro, capito? Il tuo è il lavoro di un poliziotto, il lavoro di uno che ricerca sulla pelle degli altri, è un lavoro che noi ci sentiamo sfruttati, tu sei la nostra controparte, il nostro padrone hai capito? Anche fare il poliziotto è un lavoro come un altro?

E’ già stato proposto, non è una novità…

Me ne sbatto il cazzo se non è una novità (fischi, casino) …Questo ci reprime, ci impedisce di fare le nostre azioni autogestite, e tu tanto parli, eppure non fai niente per aiutarci.

Ma sicuramente voi non volete il mio aiuto paternalistico

No, assolutamente! (casino)

Insomma vediamo di tacere, di smetterla di fare ’ste cazzate, mi avete rotto le palle. Questo diciamo, ohei? E’ abbastanza chiaro?

Boioli: «No, diciamolo: siccome qui nessuno è stato obbligato a venire, nessuno è stato obbligato a subire niente… (casino)

Non è vero! (casino) Le cose voi le fate di nascosto.

Insomma qualcuno vuole impedire a qualcun altro di sentire qualsiasi cosa voglia .

Per forza! Lo stai facendo sulla mia pelle! Oh ma noi non siamo delle cavie da esperimento, okei? Tirati i capelli indietro, vestiti in un altro modo e poi vatti a far fotografare tu, va bene?

Boioli: Personalmente non credo di essere un mostro di eleganza però mi piaccio così (casino)

Oh, non fotografare di qua, tu, eh!

Boioli: No, invece qui si può fotografare dove si vuole, hai capito? Questo è un luogo pubblico

Col cazzo, a me non mi fotografi, va bene? Se non voglio essere fotografato tu non mi fotografi.

Boioli: No, no, se tu non vuoi essere fotografato stai a casa tua

No io sto qua, e le foto non me le fai va bene?

Boioli: Questo noi non possiamo accettarlo.

Ma guarda te, cazzo (casino) Ecco perché guardate tanto nella mia vita: perché siete dei morti vivi, di dentro!

(Riprende a parlare la sociologa) Vi dicevo come appunto ci hanno interessato questi aspetti nuovi della cultura giovanile della seconda metà degli anni ’70. Sono nuovi in Italia, non sono stati inventati in Italia perché infatti alcune di queste modalità sono sviluppate in altri paesi prima. Be’, per noi era molto interessante capire come, perché, in che modo si sono sviluppate in Italia. E di questi aspetti nuovi della cultura giovanile nata dopo il ’77

L ’hai già detto, scema! Scema!

Ci interessava questo nuovo interesse per il consumo e la produzione culturale, come direbbero i sociologi, cioè per le cose che si fanno insieme, nel gruppo dei pari, che si fanno per se stessi, l’importanza dell’immagine, l’importanza dello stile, importanza che negli anni successivi è andata crescendo diventando una centralità… (casino)

E’ pazza, è scema, buuuh (risate)

E poi il fenomeno si è molto complicato, diventando difficile da leggere…

Io sono una persona, non un fenomeno!

In quegli anni avevamo una cultura giovanile nel territorio, cioè delle forme di aggregazione giovanile nuove e politicizzate, e nel contempo avevamo anche delle forti componenti di una cultura giovanile di crisi, e sono gli anni della diffusione della droga, di violenza (casino)

Questi stessi aspetti rimangono oggi, rimane la crisi, rimane la violenza

Rimane la gente che muore in galera, che viene suicidata giorno dopo giorno. La repressione dello stato (casino)

Il fenomeno è complicato

Ma io sono una persona, porco dio, non un fenomeno!

E’ diventato più difficile da leggere

Ma dove, difficile da leggere?

E la scomparsa della politica diretta…

Per forza, è stata repressa! E’ stata repressa da voi (coro, urli) E’ stata repressa con la galera (casino) Son pazzi, son pazzi.

Ma noi volevamo capire quello che sta succedendo, a differenza di voi

Ma non parlare di noi, dì quelle cose che devi dire e non rompere

Io ritengo che, come vi dicevo prima, il rapporto tra nuove forme di presenza giovanile nel territorio e l’interlocutore sia tendenzialmente un rapporto con l’amministrazione pubblica

Oh, tu non fotografi, eh! Fotografa gli stronzi lì, dall’altra parte del tavolo

e parlando degli anni della giunta rossa

Coro: Rossa! Rossa! Ma c’era la giunta rossa! Noooo, la giunta tossa! Non farci ridere/Buffoni.

la violenza e il terrorismo

dello stato! La violenza e il terrorismo li fate voi, con le guerre e la repressione.

sono diventati sempre più importanti certi aspetti spettacolari della cultura giovanile

Ne hai visto uno adesso, sei contenta?

 La vostra assistenza ci disgusta

Gomma– Be, su questo volantino leggo: i punk ci criminalizzano. Non vedo come possiamo fare, noi abbiamo soltanto messo in contraddizione questa gente, palesemente, visto che anche certi giornali tipo il Corsera che non mi sembra proprio su posizioni estremiste ci ha dato pure ragione. «La stampa ci usa» : a me è sembrato che fino adesso la stampa ha usato noi. E poi a questo punto mi domando perché venerdì sera è stata organizzata una serata sui mass-media e un certo tipo di cultura e non sui mass-media e i poveri sociologi sfruttati. Più avanti leggo: «noi non siamo l’istituzione, in quanto sociologi noi non ci identifichiamo con lei». Ma a me pare che questi signori non conoscono le regole fondamentali della sociologia. Da una parte c’è un committente, dall’altra un tipo che lavora: e quello che lavora, come in tutti i lavori, deve fare quello che dice il committente. Il committente è un bastardo, e voi fate un lavoro di merda. (Bravo, bravi, applausi)

Poi ancora leggo, più avanti: i punx ci impediscono di parlare: e i mass-media ogni giorno impediscono di parlare a noi, a me, in ogni mia forma di espressione, sia come mi vesto, in tutti i modi, voglio andare a parlare alla radio e me lo impediscono. voglio suonare e non ci sono posti dove suonare, e voi invece i posti per fare i convegni li avete e avete anche i soldi. Ah, e poi dite anche, e questa m’è proprio piaciuta, che noi non sappiamo analizzare il funzionamento di come ci muoviamo. A noi non ce ne frega proprio un cazzo di analizzare, non ne abbiamo gli strumenti e per la maggior parte questa gente non va a scuola e non capisco come ci si possa imputare un’accusa di questo genere, vuol dire che proprio non avete capito un cazzo di come sono composti certi gruppi. (applausi)

E poi va bè, basta, niente da dire. Finito. Non mi ricordo più. E ho finito me ne vado a casa perché questa è una buffonata. (applausi, bravo, bravo).

Cristina -Anche noi facciamo un intervento veloce che volevamo fare dopo l’intervento dei nostri cari sociologi, ma siccome non hanno avuto il coraggio, o hanno voluto fare una manovra sporca (ma del resto non ci aspettavamo niente di pulito da voi, per cui non c’è problema) anche noi ce ne andremo a casa perché non esiste star qua. Lo leggo perché è fatto a nome del collettivo punx del Virus, per cui è una cosa collettiva.

Noi volevamo chiedere, tanto per cominciare: cos’è questo convegno sulle bande spettacolari giovanili, e con quale significato è stato definito come studio dell’aspetto nuovo della realtà metropolitana. Io volevo chiedere se qualcuno di voi ha osservato il materiale che è uscito da questo studio: sono due libri che noi fortunatamente siamo riusciti a prendere l’altra mattina, e su questi libri si leggono delle cose veramente assurde ecc. ecc. Comunque sono distribuiti con la firma della provincia di Milano, centro studi e ricerca sull’emarginazione e la devianza giovanile. Ecco, noi volevamo un po’ ribaltare il ruolo e vedere noi di analizzare un attimino le cazzate che sono state scritte. Fra l’altro cazzate che sono costate trenta milioni e che purtroppo pagano gli ignari, poveri cretini come al solito.

Questa equipe per noi è testimone proprio di un’ignoranza cronica, perché le cazzate che son dette sono proprio raccapriccianti e preoccupanti. Comunque chiaramente rimane servile ai detentori del potere e quindi ben accetta. Si sarebbe quest’equipe interessata alla vivisezione di alcuni pateticamente definiti soggetti di studio: cioè hanno avuto il coraggio di definirci soggetti, di studio, quando soggetti noi non lo siamo ma purtroppo siamo oggetti, perché nessuno di loro ha mai contattato nessuno di noi, non c’è mai stata nessuna collaborazione, nessuno di noi ha mai preso accordi per collaborare. Per le assurde divisioni che sono state fatte tra queste bande definite spettacolari giovanili, ce n’è una, la tipologia delle bande, che comprende: le bande spettacolari, appunto, le bande delinquenziali di tipo deviante, e le bande amicali.

Fra le cose più schifose scritte in questo insulto all’intelligenza umana, vi sono delle vere e proprie segnalazioni a carattere criminalizzante di gruppi di giovani, tra l’altro ci sono anche dei nomi di individui, segnalati le abitazioni dove vivono, ecc. ecc. C’è scritto che questi gruppi di giovani sono prevalentemente sottoproletari e proletari: e qui, con un lampo di genio, gli idioti scrivono (leggo testualmente): <>.

Ma che bravi che sono stati questi signori! Proprio veramente bravi! Così praticamente un ente dello stato ha pagato quattro imbecilli, se non di più, per fargli dire delle cose che sono le scelte politiche che lo stato ha fatto in questi anni. Perché chi ha scelto le case popolari? I casermoni popolari ai limiti di Milano, chi li ha scelti? (applausi) La droga, chi la fa circolare tranquillamente? I giovani non hanno spazi dove trovarsi, cosa dovrebbero fare, se non far casino? Non hanno soldi, non hanno lavoro, e voi vi permettete di dire queste cose? Fate veramente schifo. (brava, applausi)

Tra l’altro per noi ci sono delle cose da dire, forse appunto che il lavoro svolto da queste persone non sia altro che una delle indagini sbirresche da cui poi ricavare degli elementi per fare come al solito repressione e controllo; o forse anche che dai circuiti e meccanismi che queste persone avran messo in atto, e che lo stato avrà messo in atto, ossia di prendere le bande, dividerle, risucchiarle, tenere le cose che potevano essere di moda per guadagnarci sopra e specularci, e poi praticamente mandar fuori quei profitti che erano stati riconosciuti come cultura con un marchio di origine controllata, probabilmente c’è stato qualcosa che non è andato, ci sono state delle frange di questi cosiddetti “fenomeni” che sono rimasti fuori dal controllo, e che ancora adesso continuano ad autogestirsi gli spazi, ad incitare alla ribellione contro questo stato di merda. E probabilmente per noi non è un forse, questo è una sicurezza.

Questa indagine è stata fatta semplicemente per questo. Non per niente mi sembra che devianza ed emarginazione sono parole che tutti conosciamo, l’ufficio devianza a cosa serve lo sappiamo tutti.

Comunque andando avanti nella lettura di questo pseudo-documento, si possono leggere tra l’altro delle illuminazioni come: “fra i giovani vige la legge del più forte, l’aggressività e la violenza”. Ma questi bastardi che hanno scritto ’sti libri, perché non scrivono anche che queste cose sono le regole che questa società vuole, di cui lo Stato è felice? Sono i valori che ci hanno insegnato da quando andavamo a scuola, nella famiglia, nel lavoro. Non è forse vero che siete voi che ci avete insegnato la competizione, la legge del più forte, la gerarchia? Perché, gli eserciti siamo noi forse che li vogliamo? Li volete voi! Le guerre fra gli Stati, non so, son forse cose che abbiamo inventato noi? Questi giovani da dove le hanno tirate fuori? I ragazzini di 14 anni da dove l’han capita, la legge del più forte? Forse da voi, o dal poliziotto col manganello.

Comunque dovremmo utilizzare troppe parole per fare una controanalisi della vera e unica devianza, ossia quella che per noi è rappresentata da queste persone, che hanno deviato da una natura di individui istintivamente liberi per assoggettarsi a una sopravvivenza schematizzata e insignificante. Ma avendo a che fare con elementi di questo tipo, che si sono prostituiti ormai da tempo ai mass-media, alla macchina dell’informazione mafiosa dello Stato, dobbiamo anche stare attenti che le nostre parole non vengano fraintese. Quelle che per noi sono parole d’amore, di voglia di vivere, spesso e volentieri sono state tramutate in merda sulle pagine dei loro giornali. Oggi abbiamo potuto leggere tutti almeno cinque giornali, in cui sono scritte cose veramente disgustose (urla: i nomi, i nomi!)

Eh, i nomi sono ad esempio: Michele Serra, Franca Giannotti, poi c’è un redattore anonimo del Giornale Nuovo, che dice naturalmente che la violenza l’abbiamo fatta noi, solite cazzate, ad esempio cose veramente assurde tipo ci siamo presentati tutti e cinquanta con dei topi sulla schiena. Va bè.

Concludiamo con il messaggio che sia definitivamente ben capito: ossia la vostra assistenza ci disgusta, sia perché come abbiamo già spiegato) è falsa è intimamente ingannatrice, col solo scopo di fregarci definitivamente. E inoltre perché siamo di quegli individui che su questo pianeta hanno deciso di sopravvivere lottando per un’esistenza libera, diversa, senza mediazioni né compromessi con gli assassini, contro la follia distruttrice rappresentata dall’alienazione rappresentata dalle 8 ore di lavoro, dalla guerra, e da mille altre cose che non sto qua a raccontare perché purtroppo le conosciamo tutti.

Noi crediamo nella possibilità di un rapporto di uguaglianza tra individui diversi, e quindi l’informazione su ciò che siamo, su ciò che vogliamo, la facciamo noi, autonomamente, senza il vostro bisogno. Certo la faremo tra mille ostacoli, non abbiamo né soldi né tante possibilità, e neanche il potere (che tra l’altro noi non vogliamo). Però sia chiaro che ogni piccolo raggiungimento dell’autogestione, di un modo di vita libertario, è una grande vittoria per noi molto più grande di quella che voi raggiungete coi soldi. Ed è una vittoria, vorrei precisare, contro lo Stato, contro il Potere, ma anche contro i quattro imbecilli servi del potere (che tra l’altro dicono di aver preso pochi soldi: poverini, mi dispiace, cazzi vostri) ed anche contro di voi. (applausi)

Fatto a nome del Virus, Virus-punx anarchici non banda giovanile.

Cari punx. firmato: i sociologi
Lettera aperta ai punx anarchici milanesi e per conoscenza a tutti i cittadini, i democratici e i libertari.

Da oltre un anno un gruppo di lavoratori, non garantiti, del settore sociologico è oggetto di una manovra repressiva e avvilente che ha per obiettivo la neutralizzazione delle potenzialità antagonistiche del loro operato. I punx ci criminalizzano, la stampa ci usa.

Voi punx anarchici strumentalizzate il nostro lavoro – totalmente autonomo e indipendente dall’istituzione nei suoi scopi – alla gestione del vostro giusto rapporto conflittuale con l’istituzione. E nonostante questo noi siamo ben felici che voi abbiate potuto cogliere questa occasione (nelle forme e con i modi da voi prescelti) per rilanciare la vostra immagine e, con essa, speriamo, la vostra battaglia per la libertà e la giustizia sociale. Noi non siamo l’Istituzione, e in quanto sociologi non ci identifichiamo con lei. Non siamo punx, né intendiamo diventarlo. Non siamo schiavi di nessuno. Forse per questo tutti ci attaccano. Ne siamo fieri.

Le critiche che rivolgono al nostro lavoro sono pretestuose e ci offendono perché:

-per la maggior parte la ricerca non è ancora stata redatta;

-volutamente sono equivocati termini e concetti da noi espressi;

-i punx ci impediscono di parlarne.

Noi non vogliamo sapere le vostre faccende private. Ciò che studiamo sono le nuove forme di comunicazione di interazione e di antagonismo tra i movimenti giovanili e il potere: voi siete molto bravi nell’inventarne e usarne per le vostre lotte e per la vostra vita, ma non siete granché capaci di analizzarne il funzionamento. Questo nostro lavoro può invece essere utile a chiunque: a voi non per ultimi.

E per questo rivendichiamo l’autonomia e il diritto del nostro lavoro. Ci batteremo con ogni mezzo non violento per tutelarne la dignità e la legittimità. Un lavoro che per noi non costituisce solo un reddito per la sopravvivenza (non certo per il lusso), ma rappresenta soprattutto la continuazione ideale di quell’impegno politico e sociale contro ogni forma di sfruttamento e di alienazione che ha contraddistinto le nostre storie personali.

Voi vi sentite criminalizzati da noi. Noi da voi. Quindi ci firmiamo:

Banda di sociologi devianti ed emarginati

N.B. Da non dimenticare: non vi abbiamo mai spiato dal buco della serratura. Interviste individuali ad alcuni di voi le abbiamo fatte. Le abbiamo fatte in base alla delibera di un ’assemblea del Virus del dicembre ’83 in cui ci avete detto: «Noi interviste come Collettivo non ve le concediamo. Per il resto fate il cazzo che volete, non ce ne frega niente».

La notte dell’anarchia (la prima ma non l’ultima) – volantino

Sabato sera abbiamo occupato il teatro di Porta Romana.

Questa è una provocazione; da una parte in opposizione al convegno/buffonata sulle bande spettacolari giovanili e dall’altra parte un invito a tutti a prendere posizione sul problema degli spazi negati ai giovani a Milano.

L ’occupazione è stata improvvisata e non violenta e subito si è instaurato un ottimo rapporto con i lavoratori del teatro.

Da questa azione spontanea è nata una situazione divertente e di crescita.

Durante la notte sono stati proiettati video (reggae, contro la guerra in Libano, situazione berlinese, carcere di Voghera) alternati ad interventi dei presenti su qualsiasi argomento, a musica e tutto questo mantenendo un contatto diretto con Radio Popolare… Alla faccia di chi dice che senza organizzazione niente è possibile.

Noi infatti crediamo alla possibilità di riprendersi la propria vita e di autogestire i propri bisogni…

Per fare tutto questo:

ABBIAMO BISOGNO DI SPAZI

E tanto è grande in noi tale necessità che siamo disposti a PRENDERCELI!!!! se ci verranno negati.

Oggi domenica 8 aprile il teatro occupato di Porta Romana è ancora autogestito da tutti i giovani che vogliono intervenire. E propone: videotape di nostra produzione -Una assemblea il pomeriggio e a partire dalle ore 16- un concerto di molti gruppi musicali che partecipano attivamente all’occupazione.

Gli occupanti del teatro: Virus collettivo punx anarchici (punk/attivi virusiani) -quelli di “FAME” – AMEN darkzine – S.D.M. San Giuliano – T.V.O.R. – P.I.S. -Marginopoli – Valvola di Vercelli – la notturna di Radio Popolare – Comitato di Lotta di via Savona – Individualità della Giungla di Bari e delle Tribù Liberate di Bergamo – e moltissimi altri.

Ringraziamo tutti quelli solidali con noi in questa lotta di liberazione.

Tratto da “A-Rivista anarchica”, maggio 1984, numero 119

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